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Il contributo di Giovanni Gariboldi alla storia del design italiano del novecento

Le opere ceramiche di Giò Ponti, vasi e piatti ornati da figurine stilizzate e forme neoclassiche, alcune delle quali ancora oggi in produzione, sono la quintessenza dell’eleganza déco. 

Pochi sanno che parte del merito di queste realizzazioni va a Giovanni Battista Gariboldi, il cui nome é indissolubilmente legato alla storia della manifattura Ginori.  

Gariboldi fu prima esecutore di bozzetti di Giò Ponti e poi ideatore in prima persona di prodotti di grande successo. Le sue opere ottennero riconoscimenti alle più importanti mostre ceramiche: a varie edizioni della Triennale di Milano (come il Pegaso del 1933, foto n. 3), dell’Esposizione internazionale di Parigi o del Concorso Internazionale di Faenza. 

Ma se Giò Ponti è stato un artista poliedrico e una personalità di spicco nel panorama italiano, Gariboldi emerge come un artigiano-imprenditore che ha avuto più a cuore il successo aziendale della fama personale. 

Gariboldi, direttore artistico della manifattura Ginori dal 1946, è colui che seguendo le nuove esigenze dello stile di vita moderno, trasforma l’azienda rompendo con la passata storia produttiva orientandola verso una produzione e una distribuzione meno elitaria e più attuale.

Negli anni ’50 Gariboldi realizza vari servizi da thé e da caffé dalle linee eleganti, fluenti e asimmetriche (Ulpia, foto n.5, e Donatella entrambi presentati alla X Triennale del 1954), fino a concepire la sua opera più iconica e significativa, il servizio Colonna (foto n.1) ispirato al principio della funzionalità e di minimo ingombro. 

Questo servizio vince il premio Compasso d’Oro alla Triennale del 1954 e in seguito una Medaglia d’oro del presidente del Senato al XXV Concorso Internazionale della Ceramica d’arte di Faenza del 1967.

Le sue ultime produzioni, i servizi Eco (foto n. 7) e Uno più Uno (1970) sono ispirate agli stessi principi di razionalità, rigore e sobrietà estetica, e sono frutto di una ricerca tecnologica sul materiale che ora consente anche un uso in forno.  

Dopo la grande stagione creativa degli anni ’30 quindi, Gariboldi si interessò non più tanto alla concezione di opere di spicco, quanto agli aspetti tecnici della produzione; lavorando a stretto contatto con la produzione e le varie maestranze, fece ricerche sugli smalti, le cotture e sviluppò tecnologie ceramiche innovative. 

Inoltre si dedicò più agli allestimenti espositivi e alla progettazione dei punti vendita dell’azienda che alla produzione artistica di nuove forme, in linea con le nuove priorità della società e del mercato. 

Per chi volesse approfondire, segnaliamo la monografia a lui dedicata da Marco Romanelli e Giacinta Cavagna di Gualdana.

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